Gianluca Caruso
Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta, dell’Ambiente e delle Produzioni animali – Università degli Studi di Napoli “Federico II”


L’agricoltura biologica si configura come complesso armonioso di pratiche rivolte a soddisfare, direttamente o per riflesso, esigenze diversificate: la salubrità degli alimenti, la conservazione dell’ambiente, la valorizzazione delle zone marginali, la permanenza partecipe dei giovani nelle campagne. Concepita in alternativa ai sistemi agricoli convenzionali, essa postula forme d’utilizzazione della terra che implementino la fertilità organica del suolo senza l’impiego dei concimi ed antiparassitari di sintesi, che minimizzino gli input esogeni ed esaltino l’efficienza delle risorse naturali. Inoltre, l’agricoltura biologica dovrebbe essere praticata soltanto nelle aree non interessate da processi di contaminazione in quanto sufficientemente lontane da fonti o cause potenzialmente nocive.

L’azienda proposta ad ideotipo del sistema dovrebbe far parte integrante di un territorio omogeneo (bio-distretto) ed essere in grado di adeguarsi ad una diversificazione delle proprie attività per realizzare un reddito soddisfacente e limitare i rischi. Pertanto, dovrebbe assumere una connotazione multifunzionale, basata non soltanto sulla coltivazione ma possibilmente pure sull’agriturismo, sulla vendita in posto delle derrate (“filiera corta”), sulla bio-ristorazione e su eventuali altri servizi. Nell’attuale realtà, l’impresa biologica è spesso imperniata sull’orticoltura, i cui prodotti rientrano ampiamente nelle diete, soprattutto in quella mediterranea. Si tratta fondamentalmente di un’orticoltura di tipo estensivo, orientata talvolta ad una lieve destagionalizzazione dei prodotti, provenienti sia dall’impiego di ibridi sia di varietà locali eventualmente a marchio europeo (Dop, Igp).

Di AdMin